Il fallimento non è miglioramento

Esatto, ciò che i guru della crescita personale propinano sui loro blog pieni di positività è che fallire tanto porta sempre di più al successo. Nulla di più sbagliato, se pensiamo che i due elementi sono, non a caso, opposti. Esaltano esempi di alcuni personaggi storici ma anche moderni che, dopo dei tremendi rifiuti da case discografiche, da università eccetera, dopo pochi anni sono diventati i migliori nel loro campo. Infatti non mancano mai gli esempi di Albert Einstein dislessico nell'infanzia, Michael Jordan rifiutato dalla sua squadra giovanile di basket, Elvis Presley che lavorava come camionista prima di diventare una stella del rock'n roll. E va bene, ma stanno dimenticando un elemento importante. La fortuna. Eh sì, la fortuna tanto rinnegata. La fortuna di essere stati presenti al momento giusto, con i contatti giusti, nel periodo giusto. Ci saranno stati 100 ragazzi con la stessa passione di Jordan, nel suo stesso periodo, si saranno allenati più anni in più di lui, eppure lui ce l'ha fatta. Impegno? Certo, ma l'impegno con cosa è stato ripagato? La fortuna di emergere? Direi proprio di sì, anche perché sono sempre più convinto che una percentuale di persone nasca con un nonosochè di attraente per la fortuna. Persone tendenti al successo in modo più facile rispetto ad altre. Il duro lavoro senza risultato è un massacro di tempo ed è pure un omicidio al carattere di una persona che, convinta di raggiungere il successo attraverso i suoi sforzi, vede il proprio sogno frantumarsi, con ancora i segni del duro lavoro sui palmi (metafora valida).

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