Pensare al suicidio: tappa verso l'autodistruzione

Ho da anni di pensieri di suicidio, ma negli ultimi giorni si stanno espandendo e sento ormai il peso del vivere. Sto arrivando a pensare ai precisi metodi. È finita e non riesco a non desiderare di poter ammalarmi di un tumore incurabile per non procedere per cause maggiori. Il tumore come scusa per terminare l'esistenza senza che la gente attorno possa pensare che io decida di togliermi la vita. Iniziare a pensare al suicidio è la fine. Si entra in un periodo in cui si sa che le proprie inutili fatiche da sfortunato sono finite e non resta che vivere le ultime giornate della propria vita prima di un finale evento che ci spinga a compiere questo diabolico gesto tanto ripudiato dalle persone che professano la religione in generale. Come se la vita sofferente a causa di una sfortuna che non ci fa sentire realizzati come altri sia un dono di dio. Lo stesso dio che fa nasce alcuni individui sfortunati. Il dio tanto amato dalla gente. Il suicidio è per la gente forte e se hai il coraggio di porre fine ad ogni tuo pensiero, ogni tua parola, ogni tua conoscenza, ogni tua sofferenza, sei una persona tutt'altro che debole. Ma... manca il coraggio. E senza questo coraggio si va avanti di giornate, senza trovare una soluzione, se non quella plausibile che possa concludere tutto questo fallimento.

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